Sport ancora in stand-by, si naviga a vista. INTERVISTA a Michele Ventura, presidente Cus Parma

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Lo sport e in particolare quello dilettantistico, da quasi un anno, vive un momento difficilissimo. Le piscine e le palestre sono chiuse, le discipline indoor non si possono praticare. Le ultime misure del governo confermano i provvedimenti che conosciamo, uniche eccezioni le manifestazioni “di interesse nazionale”. A parte gli adulti, un’intera generazione di ragazzi si trova a vivere senza (o con poca) scuola, sport e amici e non in tanti, ai livelli che contano, sembrano preoccuparsene troppo. E poi si verificano le risse organizzate di questi giorni accadute oltre che a Roma anche nella nostra città che sono chiaramente il segnale di un disagio giovanile che serpeggia. Che lo sport sia un’arma contro tutto questo è noto da tempo, ma è uno dei tanti mondi lasciati soli, almeno per ora.

Sull’importanza della funzione sociale dello sport ha molto insistito Michele Ventura, presidente del Cus Parma che, nonostante le difficoltà dell’ultimo periodo, guarda al futuro con positività.

“Abbiamo sempre cercato di mantenere un atteggiamento positivo, perché l’eccessiva negatività non paga. Noi abbiamo una funzione sociale e non possiamo piangerci addosso, dobbiamo essere propositivi e sapere che tutto questo un giorno passerà, perché abbiamo molte più conoscenze di un anno fa e poi c’è il vaccino. Sappiamo con certezza che i ragazzi hanno la necessita di fare attività motoria e siamo una delle pochissime occasione reali di socializzazione per i più giovani perché l’alternativa oggi è stare in casa. In molti hanno approcciato sport che prima non pensavano di poter praticare c’è stato una sorta di travaso da quelli indoor a gli outdoor. Essendo una polisportiva questo ci ha aiutato”.

Come vi siete riorganizzati nell’ultimo anno?

Abbiamo sempre cercato, dove possibile, di garantire continuità. I nostri istruttori si sono dati subito molto da fare, mettendo in piedi tutta una serie di attività on-line, durante la primavera. E in autunno quando si è capito che si stava riproponendo la stessa situazione, si sono adattati anche a condizioni climatiche non proprio ideali, riuscendo a portare avanti quasi tutte le discipline. A parte il calcio e l’atletica che sono sport outdoor, abbiamo portato in esterno anche il basket e la pallavolo. Quindi, in sostanza, l’attività istituzionale è stata garantita. Anche se non è sempre stato facile districarsi fra le decisioni e i repentini cambiamenti delle diverse Federazioni sportive.

Diverso il discorso dei corsi per gli universitari o per gli esterni, che sono oltre 100: li abbiamo dovuto sospendere e ovviamente abbiamo congelato le quote, consegnando voucher a chi ha fatto versamenti. La palestra e la sala pesi sono chiuse da quattro mesi.

Quali sono le tue maggiori preoccupazioni?

Da una parte c’è la preoccupazione per i nostri istruttori anche se essendo multidisciplinari abbiamo cercato di coinvolgerli su più fronti, tanto da tamponare.

Un po’ grazie ai nostri spazi, allo spirito di adattamento e al loro sacrificio e un po’ perché abbiamo tante superfici pavimentate, come la pista d’atletica per esempio, siamo riusciti a portare avanti diverse attività anche per i più piccoli. Ci riteniamo fortunati, ma navighiamo a vista.

Il Cus gestisce anche Giocampus e Giocampus Neve, il primo questa estate si è svolto in misura ridotta cosa accadrà al secondo vista la chiusura degli impianti?

Il 2020 sarebbe stato il 17° anno consecutivo. Questa estate l’abbiamo mantenuto ma solo a livello simbolico perché dei 700 bambini che tradizionalmente avevamo a settimana ne abbiamo accolti 50, di cui la metà categorie protette. L’abbiamo comunque organizzato per mantenere la continuità. Per quanto riguarda la neve invece abbiamo dovuto annullare tutto. E anche per la prossima estate sarà molto difficile riuscire a riproporre Giocampus con i numeri a cui eravamo abituati. Abbiamo annullato anche diverse manifestazioni importanti come la Cetilar Run e per quanto riguarda la mezza maratona abbiamo mantenuto la tradizionale data della seconda domenica di settembre ma non sappiamo se riusciremo a organizzarla nemmeno quest’anno.

Dal punto di vista economico avete ricevuto aiuti?

Contiamo molto suI bando del Comune di Parma che ha messo a disposizione un milione di euro per le società sportive e, in virtù dei numeri che abbiamo, contiamo di essere ben posizionati, questo ci aiuterà. A livello individuale i nostri istruttori hanno ricevuto i bonus Inps.
Ma poi ci siamo finanziati con le attività per esempio i camp estivi, rigorosamente all’aperto e nel rispetto di tutti i parametri conformi parametri. Siamo riusciti a compensare, anche se globalmente abbiamo un 30% in meno di fatturato. Ottimizzando tutto al massimo siamo riusciti a non soccombere, ma è chiaro che la flessione c’è. Le nostre “spalle” ci consentono di poterla gestire per ora, non certo sine die.
Non abbiamo avuto defezioni da parte degli sponsor, che hanno mostrato grande sensibilità e assunzione di responsabilità. In alcuni casi hanno aggiunto fondi, perché hanno capito la situazione e la loro vicinanza ci permette di garantire la continuità. Questo è molto significativo perché riconoscono la valenza sociale dello sport al quale contribuiscono in prima persona.

Cosa ti ha insegnato questa esperienza e qual è il tuo appello?

Mi ha insegnato a non dare niente per scontato e a riflettere su ciò che abbiamo. Chiedo un po’ di senso di responsabilità da parte di tutti, il rispetto delle regole e delle indicazioni che ci danno le organizzazione sanitarie. La coscienza civica non è mai stata particolarmente elevata in Italia, ma la pandemia ci ha mostrato che tutto il mondo è paese. Se la curva dei contagi sale dobbiamo prendercela solo con noi stessi non con i governi.
Noi comunque guardiamo con fiducia al futuro e siamo pronti a ripartire.

Tatiana Cogo

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